L’ ideazione a l’ allestimento ha visto l’amichevole partecipazione di Giampiero Cicciò.
Foto di scena di Valerio Vella.
La nostra Cleopatra è una donna di Rimini, proprietaria dell’Hotel del Lido che ha ereditato dal padre Tolomeo quando era ancora “un baretto”, trasformandolo appunto.
Ai tavolini del caffè aveva già incontrato Munir, siriano e con lui intrecciato un legame d’amore. Munir, profondamente legato alla sua patria, non riuscirà purtroppo a non ritornarvi spesso, sognandone un riscatto democratico. Ne segue una storia tormentata di attese e ripartite, tra “melelingue e risolini”, le amiche di sempre, ricordi e sogni, che è appunto il racconto del monologo, in cui “ la Cleo” si e ci interroga in un accattivante ed efficace suono dialetto romagnolo, dentro una composizione cronologicamente scomposta
Questa “Cleopatra nostrana” porta quindi inoltre dentro di sé una predestinazione neanche tanto nascosta, non a caso, il nome stesso dipinge un destino preciso. Appassionata e coraggiosa esattamente come l’ impareggiabile Imperatrice, compie, nel contesto piccolo borghese, la sua personale rivoluzione, unendo nel nome dell’amore ogni striscia di mare, compiendo inconsapevole un salto oltre i suoi stessi complessi pregiudiziali, riconoscendo in lontane città altri pezzi della stessa Terra, restituendo ad ogni ‘persona’ la dignità di essere umano, inesauribile sorgente di amore e ‘libro’ in cui scoprire nuove luci, suoni, sapere. Munir, tormentato ed idealista guerriero siriano che viaggia vibrante tra Italia e terra natia, ricorda a sua volta l’indomabile, più famoso, Antonio.
La protagonista del testo, che si svolge infatti ripercorrendo alcune linee drammaturgiche dell’ “Antonio e Cleopatra” di William Shakespeare, oscilla tra ricordi, disperazione, intemperanze, liricità fino a seguire, la fine tragica dell’ imperatrice, qui appena accennate per lasciare lo spazio ad un paesaggio vincente: anche loro come gli storici amanti resteranno uniti per sempre, chissà, ma in quel mare che li ha divisi, e mare e Tempo divenendo le dimensioni che tutto accolgono.
La Cleo, la regina romagnola, corre in fondo al suo destino coperta di veli regalati da Munir, quell’uomo che le ha dato la forza stessa di esistere e di distinguersi in una società tanto ottusa.
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