Visioni / IL GIARDINO PER AMICO – OTTO

Dell’ Umanità – LA GIRATA 

Oggi, il gelsomino della nonna trattiene il cancello di entrata al giardino della nonna.

Una manciata di rose amatissime nel mio giardino per amico cercano da giorni  invece di insegnarmi il tempo, e il loro petali striati come la pelle degli anziani chiacchierano forte al sole con i boccioli, sullo stesso pezzo di terra, sullo stesso legno.

Oggi, la mia mente gira all’ impazzata come gli Yoyo tirati via veloce dalla sferzata di un filo appena, che roteando gli consente di stare in piedi.

Come l’Immacolata Annunziata mentre diviene Assunta nella ‘ VARA’ che attraversa la mia città-culla ogni 15 Agosto, le stelline che le fanno corona traballano sulla testa che sale sale su, così la mia mente tira via, scappa veloce chissà dove, sfreccia altrove, mentre in terra cambi, virate, grida, sorprese, cadute, disdette, ogni cosa improvvisa, vorrebbe tenerla giù. 

Per entrare nel trionfo della Piazza Duomo, la bara in processione nel carro dell’ Assunta che in alto è già Madonna, le corde vecchie lasciate abbandonate nel senso della vecchia direzione, gli stessi sostenitori vigorosi la devono sorprendere, virare, depistare.  Le acchiappano da quella parte terrena da cui Lei si è già tanto allontanata, dal motore, sull’ asfalto, altre corde e la strappano via dalla prima direzione, come la cordicella intorno allo Yoyo le concede giravolte, le imprimono altro cammino, un’ altra angolazione, le urlano un’altra meta, decisi infuriati e netti verso il trionfo di quella testolina matta, che in alto in alto intanto punta all’assunzione ai gradi delle nuvole, e si trova suo malgrado catapultata in festanti e nuove direzioni.

È la Girata, è la mia testolina matta tra stelle e rimbalzi, che grida volo via, tiratemi in terra voi di me i resti.  

Oggi, una bambina e una giovanissima mamma, si avvicinano alle docce pubbliche di una spiaggia, entrambe con la loro pelle giovane e lieve. L’acqua di quelle docce, si sa, è scomposta e gelida, e la mamma vorrebbe proteggere la sua piccola. Che invece dice “Mamma, lasciami, lasciami mamma…”  coi suoi più acuti suoni.

La mamma pochissimo distante in silenzio lievemente protesa accanto al getto d’ acqua mentre una smorfia sul viso della bambina trattiene il grido freddo: oggi, se avessi una bacchetta magica fermerei il tempo sui quei corpi lievi di mamma e bambina. 

Furbetta intanto la testolina con il corredo di posticci raggiunge i cirri per muoversi sconnessa da Umanità, densa di Umanità.