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… UNO -DUE -TRE -QUATTRO -CINQUE – SEI ….
Resti di Umanità. E) Piccola poesia dall’accudimento. Un Resto di Umanità.
Quelle ondate di lacrime che sconquassano i camerini su gesti da caffè
Quel singhiozzo sotto i fari ingoiato
Quella tua preghiera quella mia preghiera al vento che arriva dall’estate a tradire
Quel raccapricciante ricordo di me mentre mi stringono le mani altre idee che mi vogliono
Quell’attimo sfiorato di un lavoro concepito e nessuno ha partorito
Quel nido complice di nuvole basse e scure che mi ha accudito nelle vostre sguaiate feste tirando su vestiti sciarpe e riccioli sopra le cicatrici
Quel vestito colorato che hai voluto indossare ma ti hanno riso che eri vecchia fatta di cuore sciolto
Quel puff sui tuoi fianchi ch’erano ormai troppe rughe per riconoscerlo
Quel salto di un lieve millimetro dal suolo dopo la caduta che nessuno lo sa e tu, furtivamente, puoi
Quell’urlo sguaiato che ti ha inseguito come fossi bambina ed eri già mano di donna da digerire
Quella telefonata in ritardo spossata su un letto di pioggia di metropoli naufraga che ti ha lasciata muta, muta
Quel tuo nasconderti sempre quel mio nascondermi ovunque
Quella danza che mi sembrava bella e non mi sono accorta che ti avevano strappato via da me
Quella sua dolcezza che mi pugnalava gli occhi di felicità per ogni aiuto acido che mi hanno dato
Tutto quello ch’è piccolo che sta dentro le strade di me
Resto d’Umanità
Tutto quello che non si può perch’è nel giro di un’immagine millesimale di tempo e persistendo non è
I più piccoli dei più piccoli fiori accuditi
PICCOLA POESIA DELL’ACCUDIMENTO
Quelle ondate di lacrime che sconquassano i camerini su gesti da caffè
Quel singhiozzo sotto i fari ingoiato
Quella tua preghiera quella mia preghiera al vento che arriva dall’estate a tradire
Quel raccapricciante ricordo di me mentre mi stringono le mani altre idee che mi vogliono
Quell’attimo sfiorato di un lavoro concepito e nessuno ha partorito
Quel nido complice di nuvole basse e scure che mi ha accudito nelle vostre sguaiate feste tirando su vestiti sciarpe e riccioli sopra le cicatrici
Quel vestito colorato che hai voluto indossare ma ti hanno riso che eri vecchia fatta di cuore sciolto
Quel puff sui tuoi fianchi ch’erano ormai troppe rughe per riconoscerlo
Quel salto di un lieve millimetro dal suolo dopo la caduta che nessuno lo sa e tu, furtivamente, puoi
Quell’urlo sguaiato che ti ha inseguito come fossi bambina ed eri già mano di donna da digerire
Quella telefonata in ritardo spossata su un letto di pioggia di metropoli naufraga che ti ha lasciata muta, muta
Quel tuo nasconderti sempre quel mio nascondermi ovunque
Quella danza che mi sembrava bella e non mi sono accorta che ti avevano strappato via da me
Quella sua dolcezza che mi pugnalava gli occhi di felicità
Tutto quello ch’è piccolo che sta dentro le strade di me
Resto d’Umanità
Tutto quello che non si può perch’è nel giro di un’ immagine millesimale di tempo e persistendo non è
I più piccoli dei più piccoli fiori accuditi