IL GIARDINO PER AMICO – TRE

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Resti di Umanità. B ) Didascalie dalla quarantena 2020, per un teatro della Natura.

LA NONNA

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Già in scena, si fa bella, indossa l’abito trionfale, tempestato di smeraldi, tracciati a gioia dal Principe Sovrano. Non divenne Re, navigò in barchetta, fino all’Isola più a Sud. Lei , scrive da secoli su foglie da serbare, bruciare, impacchettare, riseminare, sbriciolare. Ogni sera di luna Buia, come quella che si prepara, si inonda di verde, trasforma le rughe,  si prepara a raccontare quelle lunghe lettere di Amori, che le restano tra lo Scheletro di Rami, ai Resti di Umanità. Stanno per entrare.

IMPALLIDIRE

1

Sul fondo, luci come di tramonto, disegnano un rosso bruciato come d’autunno. È primavera.
Il fondale è Occupato da Resti di Umanità: stoffe bucate, filo spinato, resti di letto, travi.

Dalla sinistra, in prima, appaiono le vesti vedi di una giovane donna.

Inizia un dialogo complesso con qualcuno, di cui solo un’ombra appare al centro della scena.

CESSIONE

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Sopraffatta dal dialogo, la duchessa cade, in ginocchio, dando le spalle al sovrano che imperterrito tra i suoi scudieri, guarda altrove.

Le luci sfumano, sta per cadere la Tela. Invadono lo spazio assordanti voci dei Resti d’Umanità.

CONTRASTANTE

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Le ultime schiere si ritirano all’accampamento, avranno acceso i fuochi, si banchetterà.  Stivali colori mattone, entrano in prima, invadono il Proscenio, sorreggendo verdi speranze, che finisca. Dall’altro lato della reggia, la fiamma puntuale dell’erede li accompagna, memoria. Le luci si abbassano, per restare in sospeso sul fondo: da lì il vociare dell’accampamento continuerà fino oltre il Buio, avvolgendo il pubblico sulla scorta di quei Resti di Umanità.

CHE TORRI

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Una montagna di suppellettili si accosta al centro della scena, al secondo Atto. Tutto intorno un brulichio di genti si prepara alla sera, morbidamente,  come in un giorno di festa, scivolando su giovani tappeti. Taglia la scena la bacchetta rossastra del Giullare del Tempo.  Sul fondale brillano i chioschi dei Resti de’Umanità.

FIORE ROSSO

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Si solleva, veloce, il Sipario. È in scena la cortigiana, bellissima, giovane ed adulta insieme, con un manto di aghi splendenti.

Canta,  al Sole già alto, ai Resti di Umanità, canti e folklore della Sicilia. Chiama una donna al balcone.

PAPAVERO ROSSO

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Fine secondo atto. Il giovane principe resta solo: abbandonate armi e bagagli, ascolta e osserva la sconosciuta terra in cui si è svegliato. Attende che da sotto, qualcuno gli rechi la colazione. Perché non sa che intorno , ognuno la crea da sé. Non conosco, nemmeno, Resti di Umanità. Il giorno comincia a farsi alto, e il principe, giovane e promettente, resta smarrito nella sua nobile antica bellezza e sa che qualcosa di sconosciuto lo attende, che pure attirandolo non sa cosa sia, non sa come usarlo, non sa cosa farsene. Il suo nobile mantello d’ombra lo sostiene, lo accompagna e con lui si prepara ad uscire coraggiosamente dal suo nido. Brilla intorno un nuovo giorno. Bianco e bruno.

DALL’UNIVERSO UN CANTO

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Bianche tutte le ragazze, piangono il piatto caduto, il ricordo spezzato di Primavera: portato dopo lunghe tempeste, sarebbe stato il pegno per una nuova dimora, da offrire all’artista viandante. Nello sbigottimento che le ha piegate alla loro stessa fragilità, un canto limpido penetra le loro orecchie e le immobilizza, ad ascoltare una parola differente, sordina ai Resti di Umanità: sarà un artista migrato, come un pianeta sconosciuto ai più , che raccontata un sogno da portare, domani ormai, su di un nuovo piatto di terracotta da realizzare ancora. Fine Terzo Atto.

TRE ROSE RUGIADE

8

Primo Atto. Messaggero scortato da rumorosi stivali lucenti, apre strada tra i Resti di Umanità chiede udienza alla Sciamana: fresca di gocce di rugiada che la mattina le purificano ogni pensiero, accompagnata dalle sorelle di Terra, concentra in sé le Forze del Cuore e del Pensiero, per trovare le nuove risposte di pace che da tempi immemori ormai gravidano il suo ventre: sarà nuova pestilenza per poterle seminare, piantare, far sbocciare?

FIGLIO GRANO E MELO

9

Si alza il sipario. Fiero, avvolto nella giacca nuova rosso fiammante, Figlio, osserva lontano il mare ed sole, che gli regala la luce su sul suo giovane e bel volto. Tralcio, dalla prima, gli porge meringhe di nonna appena sfornate, e lontano sente arrivare la carrozza della Giovane amica Turchina. In agguato, dietro orecchie maligne, i Resti d’Umanità tramano infamie sulla semina dell’ amore.

CANCELLO IN ROCCA DI GUERRA

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Si chiude il secondo atto, mentre cala la tela, su di una scomposta battaglia: donne dalle lunghe gonne fucsia, scese a difendere l’ardore del corpo, vengono trascinate dagli stivali sporchi di uomini arrabbiati, mentre il popolo allunga voci e braccia di speranza al cielo e alla terra. Non tutto è perduto se pure i resti dell’umanità si accalcano indistinti lungo il campo. Si apre il cancello della regia e lungo le scale  cominica a farsi strada la Regina della Luce. Buio.

GELSO MINI

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Atto unico. Giovanissime donne hanno trovato casa: intrecciate a robusto verde, su fondale latteo, in festa tra loro organizzano giornate di amore e di lavoro, producono futuro, credono orizzonti, cantano e riempiono spazi interi di vitalità. Sono folla e gesto, sono insieme e peculiarità, sono bellezza indiscutibile, sono dolcezza e vigore e inarrivabile sensualità. Si gettano insieme quando scorgono il centro della scena per cantare come in faccia ad un obiettivo la Gloria dell’Umanità, il bianco lucente del loro guardare.

TESSITURINE

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Inizio Terzo e ultimo Atto. Corrono le scolare dell’Accademia delle Tessiture. Oggi la nuova stoffa profuma di giallo e sostenuta sulle loro teste viene trascinata in festa verso i vecchi Paladini del Terrore, per regalargli l’Eco di quell’ Amore che li ha bruciati e travolgerli di Gioia. Resti di Umanità si fermano e guardano sbigottiti: sono pronti ad esplodere di…..

INVASIONE

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Dialogo, atto unico. Due bambine giocherellano senza suoni né parole, le manine cercano verità nuove, respirano colori di sboccianti stagioni. Poi un rumore. Grosso, assordante. Un’ombra rosa da cui scappare. Ma sono solide, le bambine, ancorate alla Terra, non si spostano , attendono, sussurrano, si sostengono. Non saranno poi così cattivi tutti i Resti dell’ Umanità.